lo svezzamento o meglio...L'ALIMENTAZIONE COMPLEMENTARE

LO SVEZZAMENTO O MEGLIO , ALIMENTAZIONE COMPLEMENTARE    

Numerosi studi condotti nell’ultimo decennio hanno evidenziato che uno svezzamento ritardato e in particolare una ritardata esposizione a uova, latte, cereali e altri cibi solidi non siano associati a una riduzione di malattie allergiche, bensì possano aumentare il rischio di eczema e quindi di una sensibilizzazione allergica. Dal 2008 ad oggi sono stati pubblicati numerosi e qualificati studi che hanno evidenziato che “introdurre uovo, pesce, glutine ed altri cibi considerati “ allergicizzanti”, prima dei canonici 6 mesi( glutine), 9/11 mesi (uovo e pesce) riducevano enormemente il rischio di sviluppare una vera e propria allergia a quel alimento. Pertanto alla luce di queste sperimentazioni è stata postulata l’esistenza di un “periodo finestra” durante il quale il bambino potrebbe sviluppare, con maggior probabilità, tolleranza orale se sottoposto ad adeguata stimolazione antigenica ( nuovi alimenti). Sembra quindi che sia cruciale l’esposizione corretta in termini di tempo a un determinato antigene. Una tardiva esposizione può infatti portare a ipersensibilità, dovuta al fallimento dei meccanismi di tolleranza orale. Di fondamentale importante è l’allattamento al seno: promuove la corretta maturazione intestinale e i meccanismi di tolleranza . Alla luce di tutti questi studi , dato il rischio di maggiore atopia e celiachia nei bambini svezzati oltre i 6 mesi di vita, si consiglia di iniziare lo svezzamento tra i 4 e i 6 mesi di vita ( esempio : in Svezia, è stato dimostrato un aumento dei casi di celiachia in seguito al consiglio di posticipare lo svezzamento dai 4 ai 6 mesi di vita). Il contemporaneo allattamento potrebbe diminuire la quantità di glutine che arriva all’intestino del bambino, diminuendo le possibili reazioni da ipersensibilità. Pertanto l’ ESPHGAN ( società europea di gastroenterologia pediatrica, alla quale noi pediatri facciamo riferimento) consiglia di introdurre il glutine né troppo precocemente (prima dei 4 mesi) né tardivamente (oltre i 6 mesi). Ma perché dobbiamo “svezzare”? La ragione dello svezzamento non va ricercata nel luogo comune che il latte da una certa età in poi diventa troppo “leggero” a causa di un diminuito potere calorico e nutritivo, ma perché l’organismo, con la crescita, richiede un apporto nutritivo non solo in termini di quantità, ma anche di qualità. In particolare il piccolo ha bisogno di un maggiore apporto di minerali (ad esempio il ferro), proteine diverse e determinati grassi contenuti nella carne. Non dimentichiamo inoltre che l'introduzione di alimenti solidi diversi dal latte non può essere considerato un atto puramente meccanico, fisiologico, automatico e, poiché coinvolge tutto il nostro essere, deve necessariamente inserirsi in un contesto esperienziale, che prenda in considerazione non tanto l'età del bambino, quanto il suo sviluppo psichico e motorio, nonché il suo carattere e il tipo di famiglia alla quale appartiene. Inoltre si raccomanda di non esagerare, nella fase dello svezzamento, con l’offerta di cibi salati e ad alto contenuto proteico. Gli errori più comuni nella prima alimentazione sono dovuti infatti all’eccesso di formaggio, formaggini e carne, che appesantiscono il metabolismo del bambino e possono anche orientare le sue preferenze future verso un’alimentazione meno sana, perché iperproteica (con troppe proteine) e ipersodica (con troppo sale). Nel caso di allattamento artificiale un errore frequente è quello di cadere nella tentazione di aggiungere nel biberon biscotti, creme e altro al latte dei primi mesi. All’inizio, il bambino, non sa coordinare la deglutizione pertanto una piccola parte del cibo fuoriesce dalla bocca facendo erroneamente ritenere che quell’alimento non sia di suo gradimento; poco per volta il piccolo imparerà. Poiché il cibo non deve essere imposto, di fronte ad un rifiuto ostinato del nuovo alimento conviene soprassedere e tornare alla dieta già accettata. Lo svezzamento prevede un cambiamento ogni 2 giorni, questo per non accavallare l’introduzione di nuovi alimenti e dare così al piccolo il tempo per adattarsi; sarà inoltre più facile individuare eventuali intolleranze alimentari. Dobbiamo tenere pure in considerazione che il bambino con lo svezzamento si appresta a sperimentare nuovi sapori (la scelta di un alimento piuttosto che di un altro, è legato per la metà circa alla genetica per l’altra metà all’ambiente: nel caso particolare, all’abitudine, e specialmente alle abitudini precoci, gestazione, allattamento, svezzamento), nuovi colori, nuovi odori. Raccomandazioni ed Evidenze ESPGHAN (2008) L’introduzione di cibi solidi non prima della 17° settimana e non oltre la 26° settimana. Somministrare gli alimenti singolarmente per valutare una possibile reazione. Inesistenza di evidenze scientifiche convincenti sull’evitare o il ritardare l’introduzione di cibi potenzialmente allergizzanti sia nei bambini ad aumentato rischio di allergia che in quelli non a rischio.

IN PRATICA:

non abbiate fretta: la prima pappa all'inizio è solo una sequenza di piccoli assaggi;

iniziate con piccole dosi da aumentare gradualmente; i nuovi alimenti vanno proposti e mai imposti;

non riscaldate mai la pappa preparata in precedenza;

l'igiene è fondamentale: lavate sempre le mani, usate utensili e canovacci puliti;

controllate sempre la temperatura della pappa: non deve mai essere troppo calda!Per assaggiare la pappa utilizzate un cucchiaino diverso da quello del bambino;

scegliete alimenti sicuri e cucinateli in modo che siano digeribili. Se non siete sicuri della provenienza degli alimenti, è molto meglio ricorrere agli omogeneizzati che sono preparati con alimenti sicuri e controllati, quindi privi di rischi;

infine un ultimo consiglio: ARMATEVI DI TANTA PAZIENZA E DI UNA GRANDE BAVETTA!

ACQUA E BEVANDE 

Durante lo svezzamento, è molto importante ricordarsi che è importante che il bambino beva e, così, oltre al latte, il bambino si avvicinerà all’acqua e ad altre bevande. Sicuramente l’acqua è la bevanda più adatta al bambino, soprattutto nei mesi caldi e durante tutto lo svezzamento. Ma non tutte le acque vanno bene. Anche l’acqua, almeno inizialmente, deve avere alcune caratteristiche: deve essere “minimamente mineralizzata” con un residuo fisso compreso tra I 50 I 150 mg/l (è un dato che trovate sull’etichetta); vanno bene comunque anche le acque oligominerali; l’acqua non deve contenere nitrati oltre i 10 mg/l e sodio oltre i 20 mg/l per non abituare il bambino al gusto salato (anche questi dati sono riportati in etichetta); l’acqua deve essere naturale, senza bollicine. L’acqua del rubinetto, in genere, è di buona qualità, ma, se volete utilizzarla, dovete informarvi presso l’ASL della vostra zona riguardo residuo fisso e contenuto di sodio (in realtà non abbiamo evidenze scientifiche riguardo se sia meglio l’acqua di bottiglia o quella del rubinetto. Allo stato attuale, l'acqua ideale in età pediatrica dovrebbe essere ricca in magnesio e calcio e povera di sodio) e se volete utilizzarla con il latte in polvere, dovete prima bollirla. Passiamo adesso alle altre bevande. Diciamo subito che le bibite gassate sono da bandire dalla tavola dei bambini e anche degli adulti: ricordate che i bambini vi imitano, quindi cercate di evitare di tenere a vista bevande come cola e aranciata. I nettari di frutta sono molto calorici, quindi da evitare. Le spremute di agrumi sono consentite solo dopo 8/9 mesi, perché poco digeribili. Il tè va bene, ma deve essere assolutamente deteinato. Le bevande migliori per il bambino restano le tisane, come la camomilla che ha un’azione rilassante, o il finocchio, che aiuta anche per le coliche, grazie all’effetto sgonfiante. Se possibile, scegliete tisane che non contengano zucchero. Se, invece, scegliete tisane zuccherate, non datele al bambino prima di andare a letto perché i dentini resterebbero a contatto con lo zucchero per tutta la notte.