Dottore mio figlio NON mangia

Dottore mio figlio "non mi mangia". Questa è una frase usata da alcune mamme appena entrano in studio o motivo di molte telefonate al cellulare. Normalmente il prototipo del bambino che non mangia è un simpaticone che non sta fermo un momento e che, anche quando sta fermo per la visita, o a tavola, muove le gambe o le braccia, insomma un concentrato di energia e di vitalità. Di regola peso e altezza sono nella norma (anche se la cosa non sembra reale soprattutto ai nonni).

 

Questa è una situazione che capita abbastanza frequentemente nell'ambulatorio del pediatra. Bambini molto vivaci che a tavola "non danno soddisfazione" ai genitori. Anche il termine non "mi mangia" sta a dire non mangia "per me", ma il bambino, cari genitori, non deve mangiare per voi, ma per lui. Ci sono effettivamente bambini che mangiano in abbondanza e riescono a mantenere un peso nella norma, altri che tendono ad avere la "pancetta" già nei primi anni di vita ed altri (versione non "mi mangia") che manifestano poco interesse per il cibo ma che, andando a vedere quanto cibo introducono, mangiano a sufficienza, anche se in modo disordinato e praticano diete scorrette. Sono I bambini amanti del "fuoripasto", delle merendine, dei succhi di frutta, del thè freddo, delle patatine nel sacchetto. Sono quei bambini che per accontentarli, e quindi per "vederli finalmente mangiare", pretendono cotoletta alla milanese e patatine fritte sia a pranzo che a cena; sono quei bambini che in un certo senso riducono i genitori e i nonni in completa schiavitù: il bambino rotondo, rubeolico e che mangia è un sinonimo di salute, di bellezza fisica.

 

La realtà è molto distante da questa credenza popolare: i bambini sanno regolarsi da soli. Questi bambini, quelli del "DOTTORE NON MI MANGIA", sono costituzionalmente di scarso appetito, e, grazie alla loro proverbiale intelligenza, ricattano i genitori in tutti i modi per ottenere ciò che vogliono.

Alcuni di questi bambini iniziano a mangiare quando vanno all'asilo, altri, la maggior parte, non mangiano neanche all'asilo per cui le mamme richiedono diete "speciali" o chiedono al pediatra di inventare malattie inesistenti per far preparare alle mense quelle poche cose che il bambino mangia.

 

Queste famiglie fanno contenti i produttori di farmaci, vitamine, integratori, pappe reali, erbe ecc. che vengono somministrati in quantità per sopperire alle carenze delle diete monotematiche e scorrette.

 

Non dimentichiamoci che la mamma è la figura chiave del rapporto che il bambino avrà con il cibo, sta a lei rendere piacevole l'ora dei pasti, evitando pressioni, rimproveri o peggio ancora ricatti (se mangi tuttola mamma ti compra...).

Il cibo non deve in nessun caso trasformarsi in un'arma con cui patteggiare (se mangi tutto ti porto al parco) o in un metro di giudizio (guarda tuo fratello come è bravo che ha finito tutta la pappa).

 

 

CONSIGLI:

 

non conviene riempire troppo il piatto del bambino, vedere l'abbondanza del cibo potrebbe scoraggiare il piccolo ancor prima di iniziare, una piccola porzione potrebbe far nascere il desiderio di fare il bis;

è importante non trasformare nessun cibo in un premio e nessun altro in un castigo: dire ad un bambino "se mangi tutta la carne poi potrai avere le patatine" equivale a dire che la carne è un cibo orribile, mentre le patatine sono il massimo;
quando il bambino dimostra di non avere appetito o rifiuta di finire la pappa è d'obbligo mostrarsi sereni e indifferenti ed è vietato insistere, basta convincersi che salvare un pasto non è dannoso e che sicuramente il piccolo reclamerà un'abbondante pasto succesivo, sia esso la merenda (vietate le schifezze) o la cena;

se il bambino per un certo periodo rifiuta un alimento in particolare è bene non forzarlo: generalmenteil cibo respinto viene accettato in modo spontaneo dopo un certo periodo;

tra i 15 e i 24 mesi di vita molti bambini hanno un calo dell'appetito dovuto al naturale rallentamento del ritmo di crescita, ancora una volta è importante assecondare la minore richiesta di cibo per non rischiare di far odiare al bambino l'ora dei pasti.

 

Il pediatra potrebbe mostrarsi molto poco propenso a risolvere il vostro "problema" con sciroppi e medicine, probabilmente non ve ne prescriverà affatto, ma non perchè non capisce il vostro disagio, ma perchè il "problema" NON ESISTE se il peso e l'altezza del bambino a detta del pediatra sono nella norma.